NOVARA- 07-07-2017-“Con un pacco di riso su quattro venduto in Italia che ormai contiene prodotto straniero all’insaputa dei consumatori è importante il pressing sull’Unione Europea a difesa del Made in Italy”.E’ quanto affermano Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara Vco e Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella con delega regionale al settore riso, nell’esprimere apprezzamento per la richiesta avanzata dal Governo italiano alla Commissione europea per l'applicazione urgente della clausola di salvaguardia per il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia, l'autorizzazione a sperimentare in Italia l'introduzione dell'obbligo di indicazione dell'origine in etichetta per il riso e misure straordinarie di sostegno al reddito dei risicoltori e di rilancio di una coltura strategica per l'Unione. L’Italia – ricorda la Coldiretti - è il primo produttore europeo di riso su un territorio di 237mila ettari coltivato da 4263 aziende, per una produzione di 1,58 miliardi di chili, con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali, ma la situazione sta precipitando e a rischio c’è il lavoro di oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera. La produzione nazionale sarebbe più che sufficiente per coprire i consumi interni ma si preferisce speculare sulle importazioni low cost che affossano le quotazioni del Made in Italy perché è possibile spacciare il riso straniero per italiano a causa della mancanza di un adeguato sistema di etichettatura. Secondo la consultazione on line promossa dal Ministero delle Politiche Agricole, ben l’81,5% degli italiani vuole conoscere in etichetta l’origine del riso che acquista ed occorre quindi accelerare la procedura avviata con la formale notifica del decreto dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per il riso.“E’ insostenibile questa situazione per i nostri risicoltori” conclude il presidente Baudo. “Il fatto che i dazi non vengano più pagati sta agevolando solo le multinazionali del commercio e a farne le spese, invece, sono le imprese risicole. Gli interventi comunitari nei confronti delle importazioni incontrollate devono essere tempestivi ed efficaci, e prevenire il rischio di perdite economiche per i risicoltori. Occorre agire dopo che i danni si sono già verificati. In tal senso, è dunque necessario procedere alla modifica del regolamento della clausola di salvaguardia, in modo che la stessa possa essere applicata anche su richiesta dei produttori agricoli al fine di ripristinare contingenti o dazi”.